Dopo le musiche per Fellini, racconto il mio Friuli

Tra San Lorenzo di Sedegliano e Roma non passano solo tanti chilometri. Tra la campagna friulana e la capitale, scorrono soprattutto opportunità. Quelle che, più di cinquanta anni fa, ha deciso di cogliere il Maestro Gianfranco Plenizio quando dal piccolo paesino friulano si è trasferito vicino Roma per dar vita alla sua straordinaria carriera musicale. Mentre si scorre la sua biografia artistica, gli occhi stentano a credere alla quantità e alla qualità dei lavori che ha prodotto: da Fellini a Monicelli, passando per Dario Argento e Dino Risi, ha composto 1e musiche per una trentina di film e diretto l'orchestra di più di 250.

Il Maestro Gianfranco Plenizio al pianoforte, mentre prova per le incisioni di Musiche Proibite
Incisione

«Certo, da un punto di vista della rinomanza, i lavori con Fellini sono memorabili, ma ogni composizione ha avuto un suo percorso e una sia fisionomia che porto precisa nel cuore».

Il maestro Plenizio potrebbe permettersi di non parlare di sé, visto che c'è il suo immenso lavoro di musicologo a tratteggiare la sua carriera, eppure l'aria pura della campagna friulana che porta ancora sotto la pelle, le fa essere assolutamente genuine e disponibile.


Una delle prime copertine del volume, disegnata direttamente da Gianfranco.
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«Nonostante viva ormai lontano da molti anni — ammette il mastro — sono state imbevuto nella cultura friulana a cui devo moltissimo e per me rimane un aggancio insostituibile». Una terra che Plenizio ha voluto mettere nero su bianco con tutte le sue storie e 1e sue curiosità, in un libro che, per la prima volta, non parla di musica.

“Philò e altre storie del vecchio Friuli", intomo al quale si parlerà oggi al bar del Visionario dalle 19, tra un bicchiere di vino e un augurio di buone feste, è il terzo volume pubblicato da Plenizio, dopo “Musica per film, profilo di un mestiere”, e “Lo core sperduto” sulla tradizione musicale napoletana e “Bizzarrie musicali" su curiosi accidenti accaduti nel mendo della musica.

«Ho sempre scritto di musica, ma con questo testo he voluto rendere una testimonianza di un Friuli oramai tramontato ― ci ha raccontato il compositore ― ma che io he conosciuto dopo 1a guerra e che voglio raccontare non per moralismo, ma per sfamare alcune piccole curiosità popolari».

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Le pagine scorrono infatti tra alcune storie importanti e piccoli episodi che lo stesse Plenizio ha definite "frucions", briciole. Tra queste anche la vicenda di Philò, che dà il titolo a1 libro, compaesana del maestro nata nel 1862 e cantante «alla Edith Piaf benché precedente a lei, che Sedegliano non ha mai ricordato». Plenizio, dunque, ci regala uno spaccato di cultura contadina e popolare friulana, facendoci conoscere anche bellissime storie altrimenti offuscate, cadute nell’oblio.